Nel museo è visibile una delle maggiori raccolte, di circa 1000 fogli, del lavoro botanico dell'Abate Carestia, giunta praticamente intatta tramite Pier Ugo Tirozzo e suo padre.

Il museo è ubicato in posizione panoramica nella frazione Campelli di Fobello, in Val Mastallone. Inaugurato nel 1993 nei locali dell'abitazione del prof. Tirozzo, donata nel 1987 alla sezione locale del CAI.

Nell'atrio d'ingresso sono presentate con fotografie e documenti storici, le figure dell'Abate Carestia e del prof. Pier Ugo Tirozzo. In due locali al piano terra e 1 piano sono presentati quasi un migliaio di fogli originali dell'Erbario dell'insigne botanico Abate Carestia.

Una ulteriore saletta al primo piano è riservata ad una pregevole raccolta di costumi fobellesi.

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Il museo Carestia Tirozzo è visitabile su richiesta, con preavviso di alcuni giorni, contattando la Segreteria CAI Varallo oppure direttamente il custode, tel. 347 9903120


PIER UGO TIROZZO

Pier Ugo Tirozzo nasce nel 1905 a Sizzano. Il padre Camillo era medico, la madre Corinna Gilardi era figlia di Celestino Gilardi, un insigne pittore di Campertogno che fu docente all'Accademia Albertina di Torino.

Il giovane Tirozzo studiò a Torino ed a Varallo, quindi all'Accademia di Modena ed infine all'Accademia abertina di Torino. Già durante gli studi merita diversi premi per lavori di intaglio e di disegno, tra cui la borsa di studio Giovanni Albertoni. Dopo la licenza artistica vince un premio del Ministero dell'Educazione Nazionale ed un altro della città di Torino. Intraprende viaggi di stucio in Germania e Svizzera e tornato in Italia si dedica soprattutto alla scultura.Frequenta lo studio di Edoardo Rubino che sta lavorando al monumento del Faro della Vittoria sul Colle della Maddalena ed al monumento al Carabiniere posizionato poi ai Giardini Reali di Torino.

Tirozzo rimane sostanzialmente ancorato a posizioni tradizionali con alcune innovazioni formali nella figura. Un suo nudo di donna coricata è acquistato da Umberto di Savoia. Vive tra Torino e Fobello. E' membro della Società di Incoraggiamento allo Studio del Disegno, della Società Artisti ed Amici dell'Arte e di altri sodalizi varallesi.

Nel 1926 è chiamato alle armi e frequenta il corso allievi ufficiali a Moncalieri. Congedato, apre uno studio di scultura a Torino ed è questo il periodo più fecondo della sua vicenda creativa. Esegue monumenti funebri per Vincenzo e Giovanni Lancia a Fobello, la tomba Faletti a Rosignano Canavese, l'Edicola Morandi al Campo Santo di Novara, vari ritratti e busti di Vincenzo Lancia per gli stabilimenti di Torino e Bolzano, per il Gruppo Sportivo Lancia, il bassorilievo autoritratto nella "Tampa" del Circolo degli Artisti di Torino, la Fontana del Faggio a Fobello e due sue sculture sono conservate nella Pinacoteca di Varallo.

Trascorre l'estate nei luoghi di origine a Fobello dove riceve regolarmente le visite dei Lancia, dei Musy, dei Giacobini, dei Koelliker, dei Morandi, dei Rizzetti, dei Corsini, dei Dall'Acqua, famiglie che giunte da Torino o da Milano là si fermavano fino all'autunno.

Tempi dorati che andavano incontro ad eventi drammatici. Pier Ugo è richiamato alle armi nel 1939 ed è decorato della Croce di Guerra. Congedato nel luglio 1943 lavora a Torino allo stabilimento ausiliario della Lancia soprattutto per quanto attiene alla ricostruzione di edifici industriali distrutti dai bombardamenti.

Nel contempo e per quindici anni è consigliere ed assessore al comune di Fobello ed è nominato Cavaliere della Repubblica.

Dal 1972, ormai più che sessantenne, si ritira sempre più di frequente ai Campelli e si dedica alla ristrutturazione di questa casa risalente alla prima metà del 1500.

La sua ultima opera è il bozzetto per il monumento all'Emigrante Valsesiano.

Chiude la sua lunga vita nel 1987 in questa casa ai Campelli che con gesto di grande significato lascia al Club Alpino Italiano di Varallo, unitamente agli antichi costumi di Fobello (2 femminili, 1 maschile più altri capi) che qui si possono ammirare. 

L'ABATE ANTONIO CARESTIA
L'Abate Antonio Carestia è stato e rimane uno dei maggiori botanici valsesiani sia per i suoi studi che per le sua collezioni di specie nuove e rare, soprattutto nel campo delle piante crittogame. A questa attività, alla quale dedicò tutta la sua esistenza, fa da stridente contrasto il riscontro di una modestissima, quasi nulla, presenza di pubblicazioni scientifiche.

Le sue osservazioni e le sue scoperte furono conosciute nel mondo scientifico tramite interposte persone, alle quali quasi sempre affidava le sue raccolte, puntigliosamente corredate e descritte da una quantità di dati tale da poterne determinare in modo rapido e sicuro il nome scientifico e la loro esatta posizione nel mondo vegetale. Gli studiosi del tempo che ne vennero più spesso in possesso furono Cesati, Gibelli, Bresadola e qualche altro, i quali se ne servirono per i loro studi e inserendole nelle loro pubblicazioni.

L'Abate Antonio Carestia nacque a Riva Valdobbia nel 1825 e vi morì nel 1908. Il padre Giacomo Antonio, fu anch'esso un valente botanico, (collaborò con Biroli alla prefazione ed all'edizione della "Flora Aconiensis") e sebbene morisse nel 1833 quando Antonio era ancora in tenera età, certamente la sua figura ed il suo esempio devono aver influito nell'indirizzarlo su questa via.

Antonio Carestia trascorse la prima parte della sua esistenza tra Varallo e Novara dove, entrato in seminario, compì gli studi ecclesiastici, al termine dei quali si stabilì definitivamewnte nel paese natale in qualità di cappellano, potendo contare su di un beneficio della Confraternita del SS. Sacramento, la quale gli fornì anche un tetto per la

sua definitiva sistemazione. E' da questo momento che si potrà dedicare interamente alla sua passione ed ai suoi studi nel campo botanico, agevolato in ciò dalla sua posizione alquanto libera da pressanti impegni ecclesiali per la cura delle anime, come normalmente invece avevano i suoi colleghi parroci della zona.

La sua passione per la montagna favorita dalle sue capacità di buon camminatore ed alpinista, e quella della caccia, per lui non meno importante, da come si intuisce leggendo le epistole che inviava agli amici e nelle quali descriveva con ardore le proprie imprese, gli permisero di girare in lungo ed in largo le montagne valsesiane e quelle circostanti biellesi e valdostane fornendogli la possibilità di scoprire specie nuove e rare agevolato in ciò da un occhio espertissimo a rivelare i minimi particolari.

Un suo scritto "Monografia del Corno Bianco" del 1869, gli valse la nomina a Socio onorario della nostra neonata Sezione CAI. Altri suoi scritti di carattere alpinistico-escursionistico, sono rinvenibili nelle lettere inviate agli amici. Una in particolare è abbastanza significativa delle sue doti di camminatore ed osservatore, ed è quella scritta al Cesati nella quale descrive un viaggio di 14 giorni attraverso gli alti passi e le punte valdostane, viaggio che lo portò fino al Monte Bianco. La raccolta delle sue lettere posseduta dal parroco di Serravalle Sesia, don Florindo Piolo, furono da questi donate, dopo la sua morte, alla Biblioteca Civica di Varallo, dove sono attualmente visibili.

La mole e la vastità dele collezioni di piante da lui raccolte e catalogate minuziosamente, correlate di dati e di informazioni, con l'esatta località (rasentante in alcuni casi la pignoleria), la data, talvolta con note aggiuntive indicanti la quota, la natura del terreno unitamente ad osservazioni di carattere geografico-ambientali, sia di piante fanerogame, ma soprattutto di piante crittogame, campo nel quale eccelleva, è enorme.

La frenetica attività di ricerca dell'Abate Carestia , venne meno solo negli ultimi anni della sua vita, a causa di un notevole abbassamento della vista dovuto alle continue osservazioni del materiale raccolto fatte al microscopio. Alla sua morte furono da lui lasciate al Comune di Riva Valdobbia, che impossibilitato a tenere e conservare una così grande quantità di materiale li cedette all'Istituto Botanico dell'Università di Torino, dove, durante il secondo conflitto mondiale, subirono danni non irreparabili, per cui è stato possibile un loro recupero conservativo. Attualmente sono custoditi nell'Herbarium Universitatis Taurinensis. In complesso questo materiale risulta così composto: 3.500 esemplari di Erbario fanerogamo generale e 3.000 di quello valsesiano, 2.300 funghi , 1.100 Epatiche delle Alpi Pennine, 1.500 licheni e 1.150 muschi della Valsesi, oltre ad altri 10.000 fogli di collezioni varie per un totale di 22.550 esemplari. Questa è la parte principale ma si è a conoscenza che altri Enti o privati cittadini sono in possesso di raccolte da lui donate per rapporti di amicizia o di collaborazione.

Tra questi Enti è da segnalare il Museo Calderini di Scienze Naturali a Varallo dove si trova una raccolta di 740 fogli. Una delle maggiori raccolte, di circa 1000 fogli, è quella che Pier Ugo Tirozzo aveva avuto dal padre, medico condotto di Riva Valdobbia, che a sua volta ricevette, qualche foglio per volta, direttamente dall'Abate Carestia. Questa è la raccolta che, giunta praticamente intatta fino ai nostri giorni, è visibile nel museo.